Vi ricordate le otturazioni in “argento”, chiamate anche “piombature”? Le otturazioni in amalgama, composte da mercurio (50%), argento (22-32%), stagno (11- 14%), rame (6-9%) e zinco (2%), hanno rappresentato fino agli anni Novanta la soluzione più conservativa ed economica con cui curare le carie. Da qualche tempo, invece, sono state proibite in molti Stati e sostituite dalle otturazioni “bianche” in resina composita. Con l’avvento dei compositi si è incominciato a discutere della tossicità, o presunta tale, delle amalgame a causa del loro contenuto di mercurio.
Negli Stati Uniti esiste un detto: “mad as an heatmatter”, cioè matto come un cappellaio, proprio perché i vapori del mercurio usato per conciare le pelli dei cappelli portavano alla pazzia (da qui il personaggio di Alice nel Paese delle Meraviglie). Ma queste otturazioni in amalgama sono allora così pericolose?
Nel 2008 Norvegia, Danimarca e Svezia hanno bandito l’utilizzo delle amalgame in campo odontoiatrico; nel gennaio 2011 il Congresso delle Nazioni Unite, Programma per l’Ambiente, ha varato un piano che costringe tutti i governi nazionali a proibirle entro il 2015, ma già il 27 maggio 2011 l’Unione Europea ha intimato ai paesi membri di stringere i tempi. In realtà, recenti studi randomizzati, hanno negato la pericolosità di questi restauri.
La tensione di mercurio nelle amalgame dentali convenzionali è notevolmente più bassa di quella del mercurio liquido, ma sufficiente comunque per produrre un rilascio, a 37°C di 43.5 μg di vapore da mercurio per centimetro quadrato di superficie, al giorno. Lo stato di ossidazione influenza anche la velocità di emissione di vapori da mercurio e, in ogni caso, si sta parlando di un rilascio che in media è 200.000 volte inferiore a quello che si ha nel mercurio liquido.
Tradotto in parole povere, la quantità di mercurio ingerita in una vita sarebbe inferiore a quella assimilata mangiando due branzini, anzi le particelle che si staccano dai restauri sono inerti, quindi non assorbite, mentre nei pesci si parla di elementi biologici che quindi digeriamo e assimiliamo direttamente nel sangue attraverso l’intestino. I reali problemi dell’amalgama sono l’estetica, il rischio di frattura del dente (il metallo raramente si rompe, si frattura spesso la parete dentale e se questa è sotto gengiva, si rischia anche l’estrazione), una preparazione molto più invasiva e la loro rimozione.
Il punto critico è la polvere di metallo che si crea con la fresa durante la rimozione ma usando, come sempre si dovrebbe, la diga di gomma il problema scompare perché ogni polvere rimane fuori dalla cavità orale.
Le moderne otturazioni in composito sono più vantaggiose in termini di estetica e riducono la probabilità di frattura, durano di meno ma vista la preparazione estremamente conservativa si è calcolato che in venti anni si risparmia molto più tessuto a rifare tre otturazioni in resina che una in amalgame.
Quindi non spaventiamoci e non demonizziamo le amalgame, ma teniamoci sempre sotto controllo, perché la salute è la cosa più preziosa che abbiamo e ci accorgiamo della sua importanza solo quando l’abbiamo persa.
Buon sorriso a tutti.
Dr. Luca Dalloca
Dr. Guido Picciocchi