Cos’è un antibiotico?
Tecnicamente si definisce antibiotico una sostanza di origine naturale prodotta da un microrganismo, capace di ucciderne un altro. Il significato della parola (dal greco) è “contro la vita”. Nell’uso comune il termine indica un farmaco, di origine naturale (antibiotico in senso stretto) o di sintesi (chemioterapico), in grado di rallentare o fermare la proliferazione dei batteri. Gli antibiotici si distinguono pertanto in batteriostatici (bloccano la riproduzione del batterio, impedendone la scissione) e battericidi (uccidono direttamente il microrganismo). Non hanno effetto contro i virus (a parte una possibile attività antivirale della rifampicina nei Poxvirus), i funghi e i parassiti.
Quando vanno usati?
Ascessi: gli ascessi sono capsule di tessuto che inglobano i batteri. Questa capsula forma una barriera che impedisce il passaggio delle cellule “poliziotte” dell’organismo e quindi si rende necessaria una terapia farmacologica. Gli ascessi possono essere di origine endodontica (canale del dente) ma anche parodontali (dei tessuti di sostegno del dente).
Parodontiti-perimplantiti (piorrea): i disagi della gengiva sono per definizione di natura batterica. Si dividono principalmente in gengivite e parodontite: la prima è una forma di leggera infiammazione e necessita al massimo di antiinfiammatori, la parodontite in fase acuta invece è una forma cronica (gengiva che fa male o che brucia) e spesso necessita di una terapia antibiotica mirata al tipo di batteri presenti e deve essere poi trattata da una parodontologo.
Estrazioni: esistono varie teorie in merito, devono essere usati nel caso in cui ci sia una sovra infezione dopo l’intervento (il gonfiore non guarisce o si ripresenta). Premedicazioni: alcune cardiopatie congenite, protesi con valvole proteiche, endocardite infettiva pregressa e valvulopatia post-trapianto necessitano una premedicazione antibiotica prima di ogni manovra che possa causare sanguinamento (seduta di igiene compresa).
Quanto vanno usati?
Un sovradosaggio genera principalmente due effetti: colpisce la flora batterica intestinale responsabile della formazione delle vitamine K e B che è compensabile con l’assunzione di fermenti lattici, e può creare una resistenza di alcuni ceppi batterici. Le allergie sono rare e solitamente sono imputabili alle penicilline soprattutto ai b-lattamici, risolvibili comunque cambiando tipo di farmaco; durante i primi tre mesi di gravidanza è meglio evitarne l’assunzione. Esistono diverse fasce di rischio a seconda del farmaco, quelli prescritti dai dentisti sono normalmente di fascia A o B, che sono i più sicuri. La terapia farmacologica è un potentissimo strumento in aiuto al nostro organismo quando da solo non riesce a sopraffare il problema.
Non è da demonizzare, anzi, ma attenzione al fai da te: l’abuso senza scrupoli può causare danni anche seri. In caso di dubbi non esitate a consultare il vostro dentista.
Buon sorriso a tutti.
Dr. Luca Dalloca
Dr. Guido Picciocchi